martedì 15 aprile 2014

Un po' di storia

Il mural di via Zamboni 38 fu progettato da un collettivo di studenti latino-americani e venne eseguito dall’artista colombiano Luis Gutierrez su commissione dell’Università di Bologna in occasione del IX centenario dell’Ateneo. Si tratta a tutti gli effetti dunque di un’opera pubblica, forse l’unica realizzata in Italia che rispecchi appieno l’eredità culturale e i canoni estetici della tradizione pittorica sudamericana.

Il Muralismo messicano, movimento nato intorno agli anni Venti del Novecento i cui maggiori esponenti storici furono Diego Rivera, Josè Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros, si basava sulla riscoperta della tradizione locale interpretata con un linguaggio artistico narrativo che combinava elementi  simbolici e realistici. I colori espressivi ed intensi e lo stile essenziale delle grandi raffigurazioni realizzate sui muri esterni degli edifici in luoghi pubblici molto frequentati divennero i tratti dominanti di un’arte pubblica e accessibile a tutti che veicolava messaggi fortemente politicizzati con una profonda attenzione per il tema sociale. Come spiega Enio Gatti, Presidente dell’Associazione Intorno al Cerchio, i murales sono il giornale dei popoli e attraverso di essi si documentano e si raccontano le lotte politiche e le vicende di un’intera civiltà.
In linea con l’operato dei suoi illustri ideali predecessori, Luis Gutierrez intitolò la sua opera bolognese “500 anni dalla conquista dell’America Latina”, proponendosi di raccontare la tormentata storia sudamericana dall’arrivo dei conquistadores ai giorni nostri attraverso i ritratti degli artefici dell’indipendenza e citazioni che spaziano dall’arte precolombiana alla pittura sudamericana del ‘900. Nella folla di figure ritratte si riconoscono facilmente Che Guevara, Salvador Allende e Fidel Castro, ma anche il prete colombiano Camilo Torres o Tupac Amaru, peruviano che si oppose strenuamente a gli spagnoli. Altre identità sono invece più misteriose, come il personaggio con i baffi verdi o la ragazza che allatta un bimbo tenendo il mitra in spalla.
Ogni figura ha un significato preciso e le citazioni sono molteplici: troviamo infatti il Codice Cospi, documento maya conservato proprio nella Biblioteca dell’Ateneo Petroniano, alcune calle che rendono omaggio a Diego Rivera, una formella trecentesca che raffigura alcuni studenti in onore dell’Alma Mater, il ritratto di Caravaggio. Sono inoltre raffigurate le tre etnie, nera, india e bianca, da cui sono discesi i latino-americani e alcuni universitari stranieri.
L’opera di Gutierrez riallaccia la storia lontana dei popoli d’oltreoceano con le cronache universitarie del suo tempo, anch’esse ormai appartenenti al passato, da leggere ad esempio nelle manifestazioni studentesche e nella bicicletta, mezzo privilegiato degli universitari. Anche il luogo in cui è ubicato l’affresco, la parete esterna dell’Università nel cuore pulsante di via Zamboni, nasconde un segreto di contestazione: proprio lì nel 1977 infatti i manifestanti di Radio Alice avevano dipinto il drago della loro protesta contro il sistema.

Nessun commento:

Posta un commento

Pensieri, progetti, opinioni? Lascia un commento