Il mural di via Zamboni 38 fu progettato da un collettivo di studenti
latino-americani e venne eseguito dall’artista colombiano Luis Gutierrez su
commissione dell’Università di Bologna in occasione del IX centenario
dell’Ateneo. Si tratta a tutti gli effetti dunque di un’opera pubblica, forse
l’unica realizzata in Italia che rispecchi appieno l’eredità culturale e i
canoni estetici della tradizione pittorica sudamericana.
Il Muralismo messicano, movimento nato intorno agli anni Venti del
Novecento i cui maggiori esponenti storici furono Diego Rivera, Josè Clemente
Orozco e David Alfaro Siqueiros, si basava sulla riscoperta della tradizione
locale interpretata con un linguaggio artistico narrativo che combinava
elementi simbolici e realistici. I
colori espressivi ed intensi e lo stile essenziale delle grandi raffigurazioni
realizzate sui muri esterni degli edifici in luoghi pubblici molto frequentati
divennero i tratti dominanti di un’arte pubblica e accessibile a tutti che
veicolava messaggi fortemente politicizzati con una profonda attenzione per il
tema sociale. Come spiega Enio Gatti, Presidente dell’Associazione Intorno al
Cerchio, i murales sono il giornale dei popoli e attraverso di essi si
documentano e si raccontano le lotte politiche e le vicende di un’intera
civiltà.
In linea con l’operato dei suoi illustri ideali predecessori, Luis
Gutierrez intitolò la sua opera bolognese “500 anni dalla conquista
dell’America Latina”, proponendosi di raccontare la tormentata storia
sudamericana dall’arrivo dei conquistadores ai giorni nostri attraverso i
ritratti degli artefici dell’indipendenza e citazioni che spaziano dall’arte
precolombiana alla pittura sudamericana del ‘900. Nella folla di figure
ritratte si riconoscono facilmente Che Guevara, Salvador Allende e Fidel
Castro, ma anche il prete colombiano Camilo Torres o Tupac Amaru, peruviano che
si oppose strenuamente a gli spagnoli. Altre identità sono invece più
misteriose, come il personaggio con i baffi verdi o la ragazza che allatta un
bimbo tenendo il mitra in spalla.
Ogni figura ha un significato preciso e le citazioni sono molteplici:
troviamo infatti il Codice Cospi, documento maya conservato proprio nella
Biblioteca dell’Ateneo Petroniano, alcune calle che rendono omaggio a Diego
Rivera, una formella trecentesca che raffigura alcuni studenti in onore
dell’Alma Mater, il ritratto di Caravaggio. Sono inoltre raffigurate le tre
etnie, nera, india e bianca, da cui sono discesi i latino-americani e alcuni
universitari stranieri.
L’opera di Gutierrez riallaccia la storia lontana dei popoli
d’oltreoceano con le cronache universitarie del suo tempo, anch’esse ormai
appartenenti al passato, da leggere ad esempio nelle manifestazioni
studentesche e nella bicicletta, mezzo privilegiato degli universitari. Anche
il luogo in cui è ubicato l’affresco, la parete esterna dell’Università nel
cuore pulsante di via Zamboni, nasconde un segreto di contestazione: proprio lì
nel 1977 infatti i manifestanti di Radio Alice avevano dipinto il drago della
loro protesta contro il sistema.
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